“Ti prendi cura di me?” – l’Etica della Cura nelle Professioni Medico-Sanitarie
Incontro con gli Studenti del Polo Universitario delle Professioni Sanitarie presso il “Di Summa”.
«Esserci è prendersi cura». Leggiamo così tra gli scritti di Martin Heidegger e così posso leggere anche l’incontro di oggi pomeriggio presso il Polo universitario “Di Summa”. C’erano davvero tanti studenti. Contro tutti i disfattismi, posso testimoniare che i giovani ci sono.
Dunque, se Heidegger ha ragione, il loro esserci è già ora un prendersi cura. Nel loro desiderio di fare sul serio in questo tempo di formazione – e dagli occhi si vedeva quanto prendano sul serio il proprio status di studenti – già oggi intravedo la carezza competente che riserveranno domani ai loro pazienti.
Come icona della cura, abbiamo osservato insieme “Il buon samaritano” di Vincent Van Gogh. Nel quadro, sulla sinistra, in posizione marginale, un sacerdote e un levita, dopo aver ignorato il malcapitato mezzo morto sulla strada, si defilano. Sfumano sullo sfondo, senza volto e senza identità.
Bene. Se al posto del sacerdote e del levita, su quella strada fosse passato per caso un infermiere o un fisioterapista del “Di Summa”, il pover’uomo mezzo morto sarebbe stato soccorso da una vera e propria equipe della cura. E Gesù avrebbe dovuto raccontare un’altra parabola…
(Francesco, seminarista del V anno)
Giunto al termine del mio percorso universitario ciò che più rimane nel mio cuore sono i volti incontrati. L’incontro con ciascuno di loro è stato in momenti di forte suscettibilità e fragilità;eppure,nonostante la sofferenza,ogni volto era principalmente una storia che voleva essere raccontata.
“Ti prendi cura di me?” mi ha permesso di fare una revisione di quanto visto e studiato:non si può parlare di cura senza parlare di relazione! «Non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18): la cura è verità, è legame, è tempo da spendere e investire.
Don Roberto Massaro,relatore dell’incontro, ha sottolineato l’importanza di tessere relazioni vere e autentiche tramite l’ascolto attivo delle proprie e altrui emozioni e ha suggerito a tutti i professionisti sanitari di imparare a convivere con la drammaticità del proprio mestiere che ha come oggetto di lavoro la vita umana. Francesco e Marco, seminaristi al quinto e quarto anno di seminario, hanno sottolineato,tramite le loro esperienze di vita personali e alla luce di una interpretazione di un quadro di Van Gogh del “Buon Samaritano”, che ognuno di noi è prima di tutto oggetto di cura e di misericordia da parte di qualcun altro. Ricordare i gesti di cura ricevuti ci aiuta a capire come restituire, in maniera personale, l’affetto ricevuto!
L’esperienza con il polo universitario continuerà con dei caffè di incontro dal titolo “I CARE” perché la cura e l’attenzione passano anche da una pausa caffè!
(Marco, studente del III anno di infermieristica)